16 set 2008

Day 9

Due foto; il quartiere dormitorio sulle alture dietro la fabbrica:
e un'altra fabbrichetta qui nei paraggi:
e infine una colonna sonora appropriata a come mi sento stasera:

Siamo oltre la metà. Tornerò a casa presto. Il trucco è non pensarci ... 'notte ;-)

13 set 2008

Day 6

Oggi solo mezza giornata di lavoro, per me. Finalmente si comincia a vedere qualcosa: il carro ponte Tre ha portato a spasso la sua prima barra, idem per il carrello trasferta Uno. Hanno imparato ad andare d'accordo. Purtroppo i CP Uno e Due brancolano ancora in un buio monodimensionale fatto di centri posizione a singhiozzo. Domani hanno promesso di registrarli e soprattutto di montare il centro posizione 35 !!! Un po' immagini, della serie "anche le cose più complicate, alla fine, son fatte di cose semplici", per fortuna !
Questi tondelli, prodotti qui fondendo dei lingotti di alluminio, vengono sfettolati di metro in metro, riscaldati fino alla soglia della fusione, e trafilati. E la segatura dello sfettolamento viene recuperata e rifusa in altri tondelli ... non si butta via niente ! Ecco il portello del forno:E qui sopra i baldi giovani pronti a farsi in 4 per il successo dell'impresa, alle soglie di una nuova giornata di duro lavoro.

12 set 2008

day 5

Mi sembra già di essere qui da sempre, perchè i gg volano un po' troppo uguali. Casini casini casini, soluzioni e altri casini.Comunque son riuscito a farmi venire una febbriciattola, 37.5 che però per me che ho sempre 35.5 è un TOT, sono ai limiti del delirio (limiti inferiori ;-). Soluzione radicale: ricetta originale del medico scannata e inviata su skype, taxi, farmacia, termometro e antibiotico. Che organizzazione ho in Italia ! Come si dice dei navigatori solitari ? Ground team ? Shore team ? Cmq, un grande grazie, sto già meglio.

Domani niente gita, c'è troppo da fare, il Mar Morto lo vediamo un'altra volta. Ok, a nanna !

8 set 2008

day 1

Oggi sono stato nascosto dal caldo il più possibile, poi però andando a mangiare sull'una ho visto che non è poi così micidiale ... è secco e tira vento, se sudi ti asciughi subito rinfrescandoti. Ho mangiato riso e due polpettine di pesce buonissime. Ecco un po' di foto. L'interno del pretrattamento:e due esterni presi al tramonto:

Stasera a cena in città.

7 set 2008

Landed promise

Siamo arrivati che non c'era il tempo per passare dalla fabbrica, per cui il tassista ci ha mollato in albergo e ci passa a prendere domani alle 7:30. Aspettiamo Simon per cenare qui, e nel frattempo ... piscina dalle 17:45 alle 18:45 :-) Ecco cosa vedo dalla mia terrazza:


Questa è la hall ...
vista da fuori della mia cameretta, che è questa qui:
e adesso qualche foto aerea, che mi piacciono tanto. Decollo all'alba da Bologna:
Nuvole sopra e sotto:
Landing at Frankfurt:
Decollo col Jumbo:
L'aeroporto di Telaviv, atrio:
Verso Gerusalemme:
Vedere 'sti muri fa una tristezza ... sono chiusi dentro le loro paure.

3 set 2008

Paura di volare ?

Domenica parto per Israele: Bologna Francoforte, Francoforte Telaviv; torno il 16. Andiamo ad avviare un impianto. Volare mi è sempre piaciuto; copio qui una roba che ho scritto per il vecchio sito alidiclasse.com:

Il mio primo incontro con gli ultraleggeri

Era una tiepida domenica mattina di fine Maggio e il cielo era grande, lavato di fresco; c'era un bel venticello che faceva venir voglia di andare a spasso. Così decidemmo di andare a vedere il Festival Internazionale degli Aquiloni, qui vicino, a Cervia. Tutti sulla morbida Citroen blu, io e Gaia (4 anni) davanti, Dario (8 anni) e Marina dietro. Per l'una dovevamo essere a mangiare dai nonni: saranno state le 10 e avevamo già un vago appetito, che cresceva in proporzione al traffico che incontravamo.

Ben presto ci trovammo imbottigliati a passo d'uomo sull'Adriatica, poco prima di Savio: allora circospetta inversione a U e deviazione per Classe, alla ricerca di un caffè per i grandi, panino - fruttino per i piccini.

Fu lì al bar che iniziò: chiesi al gestore se sapeva di un campo di volo nei paraggi, ma non l'aeroporto; gli ultraleggeri, volevo dire. Era un po' di tempo che ronzavo attorno a quest'idea: avevo comprato qualche rivista, navigato un po' su Internet, e fantasticato un bel po' su questo fenomeno, nuovo per me: volare con mezzi "essenziali".

Avuta l'indicazione, ci rimettemmo in moto, d'accordo per posticipare gli aquiloni al pomeriggio (una bella passeggiata per smaltire le tagliatelle) e adesso accontentare il babbo in questa sua curiosità.

Il campo c'era davvero, e con un bel po' di gente: anche un paio di famigliole come noi e alcune signore di una certa età. Dunque questa è l'aviazione popolare, pensai: GRANDE ! Il mese prima i bambini ed io eravamo stati due o tre volte all'aeroporto, a vedere i paracadutisti: una vera tribù chiusa nei suoi riti e nei suoi paramenti multicolore, non uno che ci avesse degnato di uno sguardo. Qui invece c'era aria di festa in famiglia, e un quarantenne come me si sente già meno fuori posto.

Un ultraleggero girava sopra di noi, poi atterrava o meglio toccava e subito ridecollava; il rumore del motore, in effetti, non era proprio un gran che, però l'aspetto era impeccabile: ala alta, tutto bianco con una striscia blu sui fianchi e grandi numeri neri sotto un'ala, girava tranquillo a 100 - 200 metri di quota.

Il campo era una lunga striscia d'erba. Di fianco c'erano gli hangar e la sede del club, cioè un container verniciato di verde scuro con una grande (e fresca !) veranda di stuoie e uno steccato leggero di assi, verde scuro anche lui, ornato da una mezza dozzina di alte bandiere multicolori. E poi tante sedie di plastica bianca, di quelle impilabili da giardino, sparpagliate come margherite, e la gente, tanta, che chiacchierava, guardava, scherzava.

Mi affacciai nel container e mi accolse Pino. Dietro di lui un'equipe stava lavorando attorno ad un … pentolone di spaghetti e relativo tegame di sugo di pomodoro. Grande container polifunzionale ! Così appresi che sì, si poteva seguire un corso per imparare a pilotare gli ultraleggeri, proprio come quello che vola adesso. Io continuavo a chiedere delucidazioni tecniche sull'aereo, i suoi limiti, la sicurezza, i costi, i vincoli legislativi, le questioni assicurative, insomma tutto quello che dovrebbe allontanare un buon padre di famiglia da siffatta inutile attività ludico-perigliosa, ma Pino rispondeva tranquillo e sereno e i miei occhi brillavano in modo sempre più evidente.

Intanto i nostri bambini correvano lì intorno, nel prato, ed io avevo paura che arrivassero in pista, ma c'era lo steccato e soprattutto un bel po' di gente che poteva intercettarli, alla bisogna. Marina stava anche lei a sentire, mi guardava un po' perplessa, ma senza smettere di sorridere.

Intanto avevano cominciato a preparare la tavola, sotto la veranda. Chiamarono per radio ("98 da base - avanti, base - guarda che scoliamo la pasta - 98, riceslurp !") e l'aereo atterrò. C'era su Stefano, il direttore della scuola, con un allievo. Indovinò a occhio il mio peso e mi disse che non c'era problema; qualche altra botta e risposta e poi, fulminea, la proposta:

"Non ha mai volato su questi? Venga a fare un giro, allora !"

Ma nooo, state andando a tavola …

Ma sìììì, un giro campo …

Ma no, mia moglie …

Ma sì !

Andammo decisi verso l'aereo. Gaia mi si attaccò platealmente ad una gamba gridando "Babbo, babbo!". L'accarezzai dicendole con gli occhi "Non cadrò, vedrai, sarò di ritorno da te tra un attimo …" e l'affidai a Dario, che mi guardava con un misto di paura e desiderio d'emulazione. Marina, beh … voleva vedere come andava a finire.

Arrivati all'aeroplano, Stefano spalancò lo sportello di sinistra e mi fece vedere come infilare la gamba destra sotto la cloche, poi metter dentro la testa e infine tirarsi su. Ero confuso, succedeva tutto così in fretta … Non che non avessi mai volato, prima: avevo avuto il mio battesimo dell'aria a 10 anni su un Piper, un amico di mio padre doveva fare le ore per mantenere il brevetto e qualche volta ci portò in giro; poi qualche volo di linea, ma questo aeroplanino … era grande come un apecar. Stavo a sedere nel posto di sinistra di fianco ad un perfetto sconosciuto, cloche nella mano destra e manetta nell'altra, piedi sui pedali, cinture allacciate, cuffie in testa, c'è benzina, sicure alle porte, VIA DALL'ELICA !

Un frullatore in moto su una tanica, vuota, ma subito il rumore diventa un ronzio sornione, ben più rassicurante, e intanto Stefano magnifica le doti del Rotax 912, un quattro cilindri boxer da 80 cavalli, poi dichiara che ci avvieremo verso la testata pista 15; e le altre 14 ? Ma no, significa che è orientata a 150 gradi dal Nord, cioè circa Sud Est, e poi si toglie lo zero. Ah. Comunque su Internet c'è scritto che avete anche la pista 33 … certo: è sempre questa quando la percorri in senso inverso per decollare controvento. Infatti, mi pareva …

Rulliamo sobbalzando paurosamente sui ciuffi d'erba. Sono perplesso, ma non meno entusiasta. In fondo facciamo un'inversione ad U e c'è tutta la pista davanti a noi. Mi viene da prendere il fiato, come prima di tuffarmi. Stefano annuncia che adesso farà la prova magneti. Magneti ? Mi proteggo istintivamente l'orologio con una mano, … poi mi ricordo d'aver letto un po' il Trebbi (bibbia aeronautica appena fregata a mio babbo che l'aveva fregata anni prima a un suo cugino), e capisco. Capisco di non sapere una mazza, so solo che ormai sono stregato da questa roba, anzi lo sono sempre stato ma non avevo mai mosso un dito, solo sognato ad occhi aperti. Ma adesso …

Le frasi dell'istruttore nell'interfono, le mie risposte, siamo in due in quest'abitacolo largo un pelo più di un metro, ma mi viene da pensare che ognuno vola per sé, da solo, e l'artificialità delle nostre voci udite in cuffia e il gergo sintetico che si usa è come se testimoniasse la difficoltà ad esprimere cosa si prova, nel profondo, a volare, perché mai vogliamo volare.

Dieci gradi di flap, via il freno, tutto motore, e andiamo, in un'apoteosi di scossoni. Con la coda dell'occhio vedo l'erba sotto l'ala che comincia a fondersi in una serie di striature giallo-verdi quando improvvisamente il muso dell'aereo viene su a sfiorare indeciso l'orizzonte e poi …siamo in aria, staccati, niente più scossoni, solo la prospettiva inaspettata di un mosaico di campi coltivati come se avessero, finalmente, alzato … il sipario !

Tutto questo succedeva in Maggio '99; a Settembre ho volato da solista e a Novembre abbiamo passato l'esame per l'attestato VDS. Ma questa è un'altra storia.


Ed ecco l'inizio dell'altra storia:


La seconda volta che ho volato da solista.

Ho volato da solo, oggi. E' stata la seconda volta. La prima: martedì scorso, il primo di Settembre.

Un semplice giro campo, quella volta. Oggi invece sono passato dietro la spiaggia, poi su per il fiume Bevano, stradina a destra sopra il capannone con la doppia serra, altra stradina, verticale del campo, con la manica a vento tranquilla a penzoloni, entro in circuito a metà del sottovento, quota 200 metri, riduco motore, sostengo, arco bianco, tre led di flap, viro in base a 180 metri, tutto flap al punto chiave, velocità 90 Kmh, viro in finale e la prendo larga, mi riallineo, mi vedo basso, un po' di motore, sempre 90 all'ora, ecco che sono in testata 15, via motore, giù il muso, siamo già a 80 Kmh, richiamo un po' tardi, e un po' brusco, piede destro, più piede destro !!! tiro, tiro tiro ... e tocco abbastanza morbido, però serpeggio un po', di qua e di là.

Comunque l'ho messo giù, senza romperlo. E vai !

Inversione a U, via i flap e a casa: rullata veloce impennato come un motorino. Chiudo tutto e scendo. C'è un allievo del corso prima che mi fa una gran festa e mi molla il migliore dei complimenti: "Non credevo mica che fossi tu, hai fatto una leccatina ... ". Lo mando bonariamente a cagare; anche Stefano, il mio istruttore, si fa sotto tutto soddisfatto. Mah, si vede che sono andato bene. E in effetti la paura e la gioia, nella mia testa, stanno prendendo fiato: prima si sono rincorse come cani arrabbiati, ma adesso si stanno annusando con reciproco rispetto.

Comunque ho ancora una fifa boia, ad atterrare. Davvero. Però sto imparando. So cosa devo fare, ma lo faccio un po' in ritardo; mica tanto, però poi per recuperare sono brusco. Decollare e andare in giro mi viene meglio: mi sembra di essere più dolce, più in armonia con l'aeroplano. E col mondo fuori. Ho il tempo di guardare, di sentire che andiamo su, costanti a 120 Kmh, e convinti, e contenti ! Via i flap pian pianino, riduco a 4800 giri, arrivo a 100 metri, e viro dolcemente a sinistra, verso il mare. Di fronte a Lido di Classe siamo ormai a 200 metri. Livello e viro ancora 90 gradi a sinistra, piano, quasi senza piede. Esco dalla virata e sono a 150 Kmh. Riduco motore a 4400. Variometro zero.

Ragazzi, siamo in crociera ! Dolcemente a destra, con poco piede, verso la spiaggia, inverto a sinistra, parallelo alle onde, cioè alle ondine, là sotto a 220 metri. Ah, sono un po' salito ... Va beh !

Guardo fuori. Poi guardo dentro, quel sedile vuoto ... ma ho sempre la radio ! Adesso chiamo la base e dico "Troppo bello ... tiro dritto fino a Venezia !". Guardo il mare, sulla destra; c'è un po' di foschia che sfuma l'orizzonte. Mi viene in mente il volo al crepuscolo con Pino.

Quella volta non c'era soluzione di continuità tra cielo e mare. Un'unica ... superficie che partiva da sotto la pancia dell'aereo e faceva un giro di 270 gradi, passando da destra e sopra la testa e infine arrivava all'orizzonte infuocato a sinistra, tutta grigio madreperla, con le prime stelle sopra e le luci dei pozzi e delle barche di sotto. Più che una superficie semprava un vuoto un po' nebbioso, con questi grappoli di luce rimasti lì. Era orrendamente grandiosa e diceva sommessamente "stai alla larga !".

Se non guardavo ogni tanto la linea frastagliata della spiaggia, veramente sentivo il disorientamento spaziale che faceva capolino. Allora abbiamo ricordato John John, con Pino, e prontamente virato verso l'entroterra, dalle parti di Punta Marina; e poi abbiamo visto la zona industriale, come una miniera di diamanti a cielo aperto, grappoli di gemme di tutte le tonalità, dall'azzuro più freddo, all'arancione, fino alle luci posteriori delle auto, braci che rotolavano ordinatamente in fila.

Ho volato coi miei istruttori, sto volando da solo, voglio volare coi miei cari. Ma prima devo imparare bene a metterlo giù !


Nota di oggi, 03set08: quando andrò in pensione mi piacerebbe rimettermici dietro,a questi aeroplani ... finanze permettendo. (Se Dio avesse voluto che l'uomo volasse, lo avrebbe fatto con più soldi).