25 apr 2009

Libri

Sto leggendo un libriccino uscito nel 1963: "Sei pezzi facili" di Richard P. Feymann (1918-1988, premio Nobel per la Fisica nel 1965). Il secondo capitolo inizia così:

Le cose di cui ci occupiamo nella scienza si mostrano in una miriade di forme e con una moltitudine di attributi. Per esempio, se stiamo sulla spiaggia e guardiamo il mare, vediamo l'acqua, le onde che si infrangono, la schiuma, il movimento agitato dell'acqua, il suono, l'aria, il vento e le nuvole, il sole e il cielo azzurro, la luce; c'è la sabbia, pietre di varia durezza e stabiltà, colore e consistenza. Ci sono animali e alghe, fame e malattia, e l'osservatore sulla spiaggia; ci possono essere perfino felicità e pensiero. Qualsiasi altro luogo in natura ha una simile varietà di cose e di influenze, E' sempre così complicato, in qualsiasi luogo. La curiosità pretende che ci poniamo delle domande, che cerchiamo di mettere le cose insieme e di capire questa moltitudine di aspetti come il risultato, forse, dell'azione di un numero relativamente piccolo di cose e forze elementari che agiscono in un'infinità di combinazioni.

Per esempio: la sabbia è diversa dalle pietre ? Cioè, non è forse la sabbia nient'altro che un gran numero di pietre piccolissime ? La luna non sarà magari una pietra enorme ? Se capissimo le pietre, capiremmo anche la sabbia e la luna ? Il vento è un'agitazione dell'aria analoga all'agitazione dell'acqua del mare ? Quali caratteristiche hanno in comune questi mondi diversi ? Cos'hanno in comune suoni diversi ? Quanti colori diversi esistono ? E così via.  In questo modo cerchiamo di analizzare gradualmente tutte le cose e di mettere insieme tutte le cose, di mettere insieme cose che a prima vista sembrano diverse e quindi di capirle meglio. 

Qualche centinaio di anni fa si scoprì un metodo per trovare risposte parziali a questioni del genere. Osservazione, ragionamento ed esperimento costituiscono quello che chiamiamo metodo scientifico.

E adesso un altro pezzo, che forse non c'entra niente, o forse sì; è l'inizio de "La citta e la metropoli" di Jack Kerouac (1922-1969, l'autore della bibbia della beat generation "On the road"). Ecco:

La città è Galloway. Il fiume Merrimac, largo e placido, scorre giù dalle colline del New Hampshire, verso Galloway, per incresparsi alla cascata dove si spezzetta in schiuma contro la roccia, poi scorre spumeggiando sopra alcuni antichi pietroni verso un posto che lo vede improvvisamente girare in un grande e pacifico bacino. Ora il fiume continua a scorrere, fiancheggiando la cittadina verso posti conosciuti come Lawrence e Havrhill, attraverso una boscosa vallata, e avanti fino al mare a Plum Island, dove il fiume finisce per perdersi in un'infinità di acque. Da qualche parte molto al nord di Galloway, vicino al Canada, c'è il corso superiore del fiume continuamente nutrito e riempito da inesauribili fonti di inspiegabili origini.

Poi, uno ad uno, entrano in scena tutti i componenti della famiglia Martin. E un po' per volta se ne vanno. E' un libro che quando lo finisci ti manca. Almeno a me è capitato così. 


21 apr 2009

In Austria ...

... nella ridente cittadina di Telfs ad avviare uno stabilimento in mezzo alle montagne.

Un freddo, ma un freddo ... fuori al sole magari no, ma dentro, in mezzo a 'sti muri di cemento umido, che freddo ! Però siamo in mezzo ai boschi, e c'è quell'odore di vacanza che te ne stai lì a guardare le cime degli abeti che dondolano, dondolano, dondolano ... sarebbe bello venirci con tutta la tribù per un fine settimana, perchè no ?