28 apr 2008

Perfect storm

La tempesta perfetta.



Rutelli (Margherita) ha PERSO il Comune di Roma; il fratello di Montalbano, Zingaretti (DS) ha VINTO la Provincia di Roma. A volte la realtà dà risposte limpide e semplici. Adesso lasciamo stare i nessi causali, il messaggio che ci lanciano gli elettori romani e compagnia bella: per ora limitiamoci a riequilibrare i rapporti di forza interni e dare un segnale di disponibilità a sinistra; se c'è qualcuno là fuori pronto ad assumersi responsabilità di governo, apriamo la porta a temi scomodi, di sinistra (*), di progresso vero. Per il resto si deve continuare a correre da soli, ovvio.

Poi: sembra che a Roma la gente abbia veramente paura; in generale la gente ha più paura oggi che negli anni 60. Pazzesco ! Roma, a detta della stampa internazionale, è una città relativamente sicura ed è ... bella ! Allora, vorrà pur dire che la percezione che gli Italiani hanno della realtà è un tantino distorta. Da dove viene questa percezione ? TV, stampa e TV, sentito dire e TV. Non sarebbe il caso di dare una sistemata al comparto televisivo italiano ? Non è stato fatto negli anni di governo dell'Ulivo, figuriamoci adesso, dice. E invece no ! Si può ripartire da qui: valorizzare la percezione concreta della gente, incanalarla in luoghi di discussione reali (le buone vecchie sezioni, qualche appuntamento in teatro, un concerto ogni tanto) e virtuali (Internet !). Basta copiare da Grillo ! Ma ci vuole tanto ?

Quindi riepilogando: meno centro, più sinistra, meno TV, più partecipazione. La tempesta perfetta è qui: ora o ...

(*) esempio di tema di sinistra: la gestione dell'acqua potabile non può essere affidata a logiche finanziarie; se un'azienda publica è inefficiente, miglioriamola, (rendiamola trasparente, controllabile dai cittadini, fuori i funzionari di partito, dentro per concorso chi ha le competenze), ma non privatizziamola. Il mercato non è la bacchetta magica; certo, gli incapaci vengono allontanati più rapidamente, ma la concorrenza, levatrice di efficienza, si può creare anche fra le idee, non solo fra le aziende.

25 apr 2008

Planetario e bracciale

Planetario e bracciale (esercizio: estrarre due parole a caso e farci due cartelle).

Fausto Mugnani aveva la palpebra inferiore dell'occhio sinistro piuttosto slabbrata, si vedeva il rosso dentro, tutto lacrimoso, come se fosse appena arrivato da una corsa a palla controvento; invece zoppicava vistosamente, forse aveva il ginocchio sinistro bloccato e tutta la gamba un po' più corta, se la trascinava dietro, ma con noncuranza, e ti dava la mano con un sorriso esclamando:
-E allora, e allora, come va ?
Aveva un'officina meccanica da una vita, tre operai, lui e il figlio inclusi, la moglie alle pulizie leggere e commissioni fuori sede, la nuora e la nipote si alternavano in amministrazione, e una schiera di consiglieri, informatori e probi viri in pensione che venivano periodicamente a raccogliere ed elaborare le sue tesi sulle sorti magnifiche e progressive della tecnica, della società e a volte, specie in autunno, persino dell'anima. Ultimamente, ahimè, erano più i peggioramenti che vedeva.
Con quell'aspetto fisico acciaccato dava l'idea di uno che doveva aver sofferto; per me era il prototipo di colui che, arrivato lungo, si rialza, si scrolla di dosso la polvere, si riaggiusta la spalla lussata, e via, vigliacca boia che figata di traettoria che avevo quasi trovato. Così era Mugnani, e se la mia macchina cominciava a fare un rumorino strano, beh, ero quasi contento di avere una scusa per andarlo a trovare.
Quella mattina ero in missione speciale: era in allestimento una mostra di monili alla scuola di mia figlia, tutti piccoli capolavori realizzati in casa con i materiali più disparati, e io avevo avuto l'idea balzana di celebrare l'automobile con un bracciale metallico preso da un ingranaggio: cercavo un planetario, che sarebbe poi un pezzo del differenziale, quel coso che connette magicamente le due ruote motrici con l'albero motore. Ma appena mi affacciai dal portone a vetri, mi fu chiaro che qualcosa non andava:
- Ah, dobbiamo chiudere, dobbiamo chiudere ...
- Mo come chiudere ? Saranno le otto e un quarto ...
Mi venne incontro più dolorante del solito. Aveva un fax in mano e lo sventolava più che altro per farlo scrocchiare, come a sottolineare il suo ragionamento.
- Ci fan chiudere. Ma sarà possibile ? Dicono che non abbiamo le vaccinazioni in regola per trattare col pubblico. Le vaccinazioni ! Ma cosa facciamo, noi, la pizza fritta con l'olio motore ? Sforniamo i tagliolini al paraflù ? Vendiamo la mortadella in marmitta ? Ma porca di quella vigliacca troia impestata lercia ...
- Signor Fausto ! Mo ci sarà stato un errore di svista, con 'sti computer che fanno tutto loro ... sarà colpa di questi nuovi allestimenti con quei nomi francesi, brurgugnon, sciantilly, delux, il cervellone si è confuso. Stia tranquillo che ci ripensano.
- Sì, fra sei mesi ! Mo intanto ci fanno chiudere ! Questa è un ingiunzione, è venuto il messo comunale, me l'ha messa in mano e ha tagliato la corda.
- Mo se è un fax.
- Sì, il fas, il faz l'hanno mandato a lui, e lui me l'ha messo in mano e può testimoniare che l'ho preso ! Ci tocca di chiudere, se no va in penale.
Gli misi una mano sulla spalla, mentre estraevo il telefonino. Lui scuoteva la testa e guardava nel nulla.
- Pronto Signorina, c'è l'avvocato ? Sono Rinolfi, una cosa di un attimo ... grazie, attendo.
- Ho già chiamato gli artigiani, han detto che adesso son messi male, non hanno tempo, hanno decine e decine di imbianchini che non sono in regola col certificato oculistico, il ministero vuole stanare tutti i daltonici ... Ma si potrà durare così ?
- Buongiorno avvocheto ! Gliela disturbo o può parlare ? Eh, eh, appena uscita, certo, certo, la nuvola di profumo, la nuvola di capelli ... Senti Gianni, ho un caso di ingiunzione causa vaccinazioni ... ah, è in buona compagnia ? Come ? Chiude e fa ricorso ? Poi recupera i danni ? Ma che casino ... un patrocinatore ? No, guarda, adesso vediamo come si sviluppa, sì, certo, ma no, stai sicuro, sei il miglior professionista, infatti, a presto, certo, ciao, cia-cia-cia ...
Guardai sconsolato il mio amico Mugnani, che comunque se l'aspettava: niente scorciatoie.
- E chiuderemo. E andranno tutti in bicicletta. Finchè non forano. Mi dispiace per mio figlio, che c'aveva preso gusto ... la nostra bella officina ...
- Senta Mugnani, sembra proprio che sia meglio abbassare la serranda, temporaneamente, in attesa di chiarimenti, giusto per non esporsi. Però, forse, io potrei avere un contatto, una cosa informale, appena una conoscenza di vista, ma è ben piazzata in un crocicchio di potere, mi lasci provare, non le assicuro niente, mi lasci solo fare un tentativo, senza impegno, persa per persa, no ?
- Ah, faccia pure lei, io per me chiuderei anche subito, che non attacchiamo il colera a qualcuno, che poi dispiace, vigliacca svincestrata madofra ... ma chi sarebbe poi questo contatto ?
- Sarebbe una pensionata che fa le pulizie in municipio. Una signora di squisita sensibilità, di acume pronto e di spaventosa memoria: ci vede poco,ma ci sente benissimo, e non dimentica niente. E la gente lì lo sa. Vado ?
- Vada.
Non l'avevo in rubrica. Navigai su eBay e cercai "tovagliati tipici romagna". Eccola lì, Gina Paoli, col suo bel numero skipein, un click e ... sta squillando !
- Buongiorno Ingegner Rinolfi ! Cosa posso fare per lei ? Ha un altro armadio arte povera da piazzare ? Come sta ?
- Salve Gina, bene, grazie, e lei ? No, niente armadio ahimè, avrei piuttosto un quesito da porle, se adesso non la disturbo.
- Mo dica pure. Ho in chat due orientali, ma ci mettono del tempo a rispondere, fan fatica a tenere il filo; dica, dica.
- Un mio conoscente, un caro amico, insomma il mio meccanico, dice che come personale non è in regola con le vaccinazioni ... sa le vaccinazioni obbligatorie per chi lavora nel campo alimentare, prodotti freschi, interazione con il pubblico, solo che questa è un autofficina, cribbio, non una salumeria, con rispetto parlando. Insomma, ha ricevuto un'ingiunzione a chiudere. Validità immediata ! Ma le pare logico ?
La misi in vivavoce.
- C'è il sistema. Si deve autodenunciare e pagare subito l'ammenda. Così facendo effettua un ravvedimento operoso con il chè qualsiasi ingiunzione in essere decade automaticamente fino a composizione della pratica, minimo sei mesi. Chiaro ? E poi reitera. Qualsiasi autodenuncia va bene, suggerisco quella di omesso pagamento per pubblica affissione di auguri natalizi, con 5 euri se la cava. Non chiuda l'officina, ce ne sono rimaste così poche in giro.
Io e Mugnani ci guardammo a bocca aperta. Poi io la chiusi; lui invece se ne andò saltellando come un matto sulla gamba buona.
- Grazie Gina, sono senza parole, la sua fama è inferiore solo alla sua conoscenza. Grazie anche da parte del mio amico. Arrived ... a risentirci presto ! E buoni affari.
- Eh, con il dollaro così depresso è più la fatica che il gusto, comunque sono una privilegiata, non posso lamentarmi. E lei la smetta di adulare. Mi scovi qualche comodino, piuttosto ! A presto ...
Un click e se ne tornò nel ciberspazio a caccia di giapponesi tristi.
Mugnani era in ufficio con le giovani generazioni; dall'eccitazione pareva che la cosa stesse in piedi: erano tutti indaffarati a incrociare bollettini e vademecum del municipio. Lui mi salutò con la mano, aveva un'aria vendicativa. Io gli feci OK e me ne andai. Avevo sempre la scusa del bracciale / planetario per tornare a trovarlo quanto prima.

Dovevano essere due cartelle, sono il doppio, vorrà dire che le scriverò in piccolo. Le due parole hanno avuto una particina ina ina, ma quali altre mi avrebbero portato da Mugnani ? Eh Eh

18 apr 2008

Lettera ai romani

Walter, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore ...

Un po' ad Siberia a sti zovan redatour ui fareb sol bè. Te sa dit ?


16 apr 2008

populismo

Dice Ezio Mauro:

... quando la politica si celebra in evento, i cittadini diventano spettatori e i leader si trasformano in moderni idoli, per usare la definizione di Bauman. Idoli tagliati a misura della nuova domanda che non crede più in forme di azione collettiva efficace, idoli "che non indicano la via, ma si offrono come esempi".
...
La mancata presenza in Parlamento non solo di una tradizione, ma di una rete di valori, interessi, critiche, opposizioni presenti nel Paese e nella sua storia, indebolisce comunque il discorso pubblico italiano, atrofizza la rappresentanza, riduce il concetto stesso di sinistra. E crea, naturalmente, una responsabilità in più per il Partito Democratico, che deve re-imparare a declinare quel concetto, deve farsi carico di un'attenzione sociale e culturale più che politica, per non lasciare allo sbando e senza voce le domande più radicali del Paese.
Ezio Mauro, corsivo su Repubblica del 16apr08

Ieri sera a Ballarò Diliberto ha detto che è cambiato il senso comune: ad es. una volta un professore di scuola media guadagnava poco, come adesso, ma era molto rispettato, cioè la sua opinione era tenuta in grande considerazione perchè egli aveva cultura; oggi lo stesso professore è una figura insignificante perchè non ha i soldi; il nuovo senso comune dice che solo ciò che si può comprare ha valore e solo chi può comprare merita rispetto perchè ha potere; il resto è appunto insignificante. Mi sembra una constatazione corretta. Aggiungo però che non mi sembra possa esistere risarcimento a tale evoluzione del senso comune: rimani insignificante anche con la scala mobile o la detassazione dello straordinario, e se votavi comunista, adesso dalla rabbia voti Lega, non PD.

Dura cambiare il senso comune, durissima, anche con sei televisioni, ci vogliono anni, ma con il WEB 2.0, il social network, la wiki-economy ... chissà. In fondo fino a poco tempo fa la Terra era piatta !
Se penso al contrario di spettatore (della politica) mi viene in mente "praticone". In effetti facendo pratica potremmo uscire dall'incantamento, scacciare la paura e "collaudare" la nostra conoscenza. Insieme. Ho letto wikinomics di recente e spero che l'abbiamo letto anche al PD.


15 apr 2008

13 apr 2008

Domani si vota

Una società piú austera può essere una società piú giusta, meno diseguale, realmente piú libera, piú democratica, piú umana.
Enrico Berlinguer
(da Austerità, occasione per trasformare l'Italia, Roma, 1977, p. 13)

Austerità ... è ancora attuale una parola così ? L'austerity fu un periodo a metà degli anni 70 in cui vennero imposte delle misure restrittive atte a risparmiare energia (vedi wikipedia); la domenica non si poteva circolare in auto, ad esempio. Mi ricordo che era davvero strano andare a piedi, in mezzo alla strada, e passavano al massimo delle biciclette; era anche divertente. Qualcuno si lamentava, ma niente di drammatico, anzi. Andavamo tutti a piedi, o sui pattini, o in bici e qualche coglione anche a cavallo. Ma niente furbi in giro.

Oggi le occasioni di consumo sono state scientificamente espanse, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ogni restrizione nella circolazione ha la sua lobby pronta a spargere veleni, a stracciarsi le vesti implorando libertà,
libertà d'impresa, libertà di culto, libertà di quà, libertà di là ...

Come diceva Gaber, libertà è partecipazione; domani andiamo a votare. Ci andiamo a piedi, così non ci viene la tentazione di parcheggiare in seconda fila, e poi risparmiamo benza e bruciamo qualche caloria. Vedrai che col tempo i furbi in giro calano.

12 apr 2008

L'hobby della fotografia (4)

Foto-grafia, scrivere con la luce, la LUCE ! Come spesso capita nelle misteriose cose della vita, per arrivare a una cosa, te ne devi andare da tutt'altra parte, e infatti ci avviammo nel buio più BUIO !

Dentro lo sgabuzzino, con una coperta scura buttata per terra ad intercettare gli spifferi di luce che arrivavano da sotto la porta, eravamo solo io e Franco, Alex all'ultimo momento non aveva potuto e noi non si poteva più rimandare, il destino premeva per compiersi.

Un caricatore Instamatic

Andò tutto bene, salvo l'apertura della pellicola Instamatic che si rivelò più ardua del previsto: alla fine il contenitore di plastica cedette sotto i colpi di un martello e - credetemi - non è facile martellare al buio. Caricata la Paterson riaccendemmo la luce e ci portammo nel bagno per dar luogo allo sviluppo: avevamo una brocca di plastica graduata, ci versammo l'acido concentrato, misurandolo nel tappo del suo flacone come da istruzioni, aggiungemmo l'acqua a 20°C (avevo comprato anche il termometro), miscelammo accuratamente, prendemmo nota dell'orario e ... versammo nella Paterson. Tappata, fu agitata rovesciandola ripetutamente per 30 secondi, poi trenta secondi di calma e ancora cinque secondi di agitazione ogni minuto. Nel frattempo preparammo il fissaggio dopo aver sciacquato la brocca. Dopo ... non ricordo più quanti minuti, togliemmo il tappo dalla Paterson e versammo il contenuto nel lavandino, poi acqua corrente per un minuto poi dentro il fissaggio; soliti 30 secondi iniziali di agitazione e poi 5 ogni minuto.


La tensione cresceva.

Finito il fissaggio, via il tappo, via il fissaggio e dentro acqua corrente per un minuto; adesso si poteva aprire, ci voleva ancora una mezzoretta di lavaggio in acqua ma si poteva già aprire senza che la luce potesse più alterare la pellicola: il suo destino, quale che fosse, si era compiuto !

Svitammo il coperchio e togliemmo la spirale.

Sì ! Non c'era più quella gelatina grigiastra, c'era una bella pellicola traslucida, non si vedeva bene cosa raffigurasse perchè era ancora arrotolata nella spirale, ma sembrava proprio in tutto e per tutto uguale a quella che ti consegnava il fotografo insieme alle stampe. La nostra prima pellicola, quella che non si scorda mai. Dopo parecchi minuti a bagno nell'acqua, aprii la spirale e presi la pellicola per un'estremità, la lasciai svolgere e poi la feci passare tra l'indice e il medio dell'altra mano, in modo da tergerla da tutte le goccie d'acqua. Ed eccole lì le nostre foto, poco più grandi di un'unghia e con i toni tutti sbagliati, al negativo, appunto. Ce la rimirammo a lungo, un'estremità a testa, litigando e dandoci qualche testata quando convergevamo al centro, la guardavamo contro le lampadine dello specchio ... ce l'avevamo fatta. Anche la mamma di Franco venne a vedere e sorrise compiaciuta, ma noi eravamo già cupamente concentrati di fronte al prossimo obiettivo: la stampa a contatto.
(seguirà)

5 apr 2008

L'hobby della fotografia (3)

La Paterson permetteva di affrancarsi da questo perverso meccanismo di sfuttamento, perchè dava la possibilità di svilupparsi in casa le proprie pellicole. Qui si parla di bianco e nero; per arrivare al colore bisogna aspettare ... di andare all'università. Veramente !

Allora la Paterson è un "tank", cioè un barattolo di plastica nera di 10 / 15 centimetri di diametro (e anche di altezza) con un coperchio a vite di foggia speciale (a più piani) che permette di versare dentro dei liquidi, senza che la luce (che viaggia in linea retta) possa infiltrarsi.

Il tank contiene una doppia spirale (pensate a due zampironi uno sopra l'altro distanziati di 3 o 4 centimetri) che, con un ingegnoso sistema meccanico, permette di inserire una pellicola tra le sue spire, in modo che le pareti della pellicola così arrotolata non si possano toccare fra loro e siano invece perfettamente ed uniformemente lambite dai liquidi di sviluppo.


Questo diceva "Progresso Fotografico" e questo confermò il negoziante quando andai in centro per l'acquisto. La Paterson costò mi sembra 5 mila lire, tipo 20 o 30 Euro di adesso. Era in una bella scatola di cartone, polverosa, non è che ne vendessero molte, e questo mi rese molto orgoglioso. Il fotografo ammiccando mi regalò uno spezzone di pellicola da buttare, perchè mi allenassi a caricarla. Non vi ho detto che la pellicola andava caricata nella Paterson nel buio più assoluto ? Non la penombra del borsone, proprio un buio totale, da vertigine; di qui la necessità di allenarsi, prima alla luce, poi chiudendo gli occhi e infine al buio, con una pellicola usata, prima di passare a quella vera.

Forse non vi ho detto nemmeno che, prima di caricarla nella Paterson, la pellicola andava estratta dal rullino, sempre nel buio assoluto; il rullino era un cilindretto metallico con una fessura feltrata, da cui usciva la famosa linguetta della pellicola, con due specie di tappi a corona, sopra e sotto, a chiudere fuori la luce. Per estratte la pellicola, una volta che la linguetta era rientrata, bisognava letteralmente sbattere il cilindretto sul tavolo fino a far volar via uno dei tappi, poi la pellicola, avvolta sul suo rocchetto si poteva sfilare e trasferire nella spirale della Paterson, avendo cura di toccarla solo sui bordi, mai sulle pareti, altrimenti il sebo della pelle delle dita avrebbe inesorabilmente lasciato traccia e rovinato lo sviluppo. No, non usavamo guanti di lattice: la toccavamo come si doveva, solo sui bordi. Era bello trovarla nel buio, dove doveva essere.

Mi allenai a lungo. Si può dire che in capo a una settimana caricavo la pellicola ... a occhi chiusi. Feci provare anche gli altri del gruppo: nessuno doveva essere insostituibile. Alessando disse che forse si sarebbe comprato una Paterson anche lui, forse. Così ne avremmo avuta anche una di scorta, caso mai ce ne fosse stato bisogno. Gli dissi che c'era anche un modello più economico, da una sola pellicola per volta (la mia ne poteva imbarcare due in un colpo, una sopra e una sotto), ma soprattutto dissi che ora urgevano gli acidi per lo sviluppo e bisognava far colletta. Così rimasi ancora per un po' il monopolista della Paterson. Tornammo in centro a caccia di questi ulteriori fattori della produzione.

Sempre per i digital kids: la pellicola "impressionata" non si distingue a vista da una pellicola "vergine": entrambe sono striscie di plastica di un grigiolino opaco (sarebbe la gelatina fotosensibile spalmata sulla pellicola), tutte bucherellate vicino ai bordi; per tirar fuori l'immagine latente non c'è cavo USB o blueTooth di sorta: bisogna trattare chimicamente la pellicola ovvero "sviluppare" l'immagine latente e quindi "fissarla". Ebbene sì, ragazzi: si inquina l'ambiente.
Nello sviluppo, le parti della gelatina che hanno preso luce diventano nere e in qualche modo restano attaccate alla pellicola stessa; le parti che non hanno preso luce, invece, si sciolgono e quindi liberano la pellicola sottostante (che in realtà è trasparente). Le parti che hanno preso "poca" luce, si comportano in maniera intermedia, un' po' si anneriscono e un po' si staccano, e insomma in questo modo salta fuori l'immagine latente, in negativo, con tutte le sfumature del caso. Lo sviluppo deve durare un certo tempo che è determinato dal produttore dell'acido; la temperatura del bagno è molto importante: più è caldo più il tempo deve diminuire; sopra una certa temperatura si può danneggiare irrimediabilmente la pellicola; sotto una certa temperatura lo sviluppo non avviene, nemmeno prolungando il bagno a dismisura. Durante lo sviluppo il bagno deve essere periodicamente agitato, poichè quello a contatto con la pellicola si consuma e quindi deve essere sostituito da bagno fresco.

Questo diceva "Progresso Fotografico" e questo confermò il negoziante: il brav'uomo riuscì a piazzarci una confezione di acido universale della Ilford, buono sia per lo sviluppo delle pellicole che per quello delle stampe su carta (processo che avremmo affrontato solo in seguito); era un flacone da ... 100 ml a forma di cono, col tappo rosso, graduato all'interno per farci le dosi. Anche qui la polvere sulla confezione testimoniava l'esclusività del nostro arduo percorso (non avremmo mai più usato il PQ Universal della Ilford, un acido realmente dozzinale, senza personalità). Ce n'era di meno, di polvere, sulla confezione del fissaggio, sempre a cono ma col tappo verde: si vede che questo andava di più. Il fissaggio serve a far indurire la gelatina sviluppata che è rimasta attaccata alla pellicola; dopo lo sviluppo, si lava la pellicola abbondantemente per un minuto con l'acqua corrente, sempre al buio dentro la Paterson, e poi si tratta con questo fissaggio per qualche minuto; alla fine altri cinque minuti o più di lavaggio con acqua corrente per eliminare tutti i residui chimici che col tempo potrebbero portare al degrado fisico della pellicola.
il bravo negoziante ci piazzò anche, veramente per poche lire, una confezione di carta fotografica 7 x 10 cm, 100 fogli, scaduti. Buoni per le prove, disse, se no li butto via.

Il giorno dopo, con una simpatica nebbiolina che sfumava tutto e la luce ormai morente del pomeriggio tardo autunnale, scattammo le foto residue con la mia istamatic (bisogna finirle, ricordate) e ci trasferimmo nello sgabuzzino della casa di Franco per la prima vera sessione di camera oscura.

L'hobby della fotografia (2)

Ecco il piano minimalista (poca spesa, molta resa):
  • riprese con la mia Kodak Instamatic (c'erano rimasti 5 o 6 scatti buoni e quelli già fatti erano sacrificabili, in caso avessimo cannato il procedimento)
  • acquisto della Paterson per lo sviluppo del negativo (la pago io, perchè sono il più motivato, a questo punto, e spero che poi gli altri mi seguano; e poi voglio il controllo della situazione: senza la Paterson non si va da nessuna parte)
  • acquisto degli acidi per lo sviluppo del negativo (li paghiamo tutti, e checcazzo, spendo solo io ?)
e qui per il momento ci fermiamo. Ma cos'è la Paterson (o era Patterson ... occhiatina su google ... confermato Paterson, e ci sono le istruzioni in pdf) ?

Ecco qui una paterson

Allora, per i digital kids: una volta le cose erano mooolto complicate; facevi una foto e questo significava semplicemente che la tua "pellicola" veniva "impressionata" con una "immagine latente"; è più o meno come adesso, la pellicola è la memory card della macchina fotografica digitale, e l'immagine latente è il valore dei bit della memoria dedicata alla tua foto. Solo che adesso attacchi la macchina al computer e scarichi le tue foto, anche dopo averne fatta una sola, volendo; allora invece era una casino inenarrabile:

dovevi "finire" le fotografie, tutte e 36 o 20 o 12 a seconda del "rullino" che avevi comprato; non potevi fermarti a metà, che so, dopo 7 foto: no, dovevi farle tutte e poi "riavvolgere" il rullino; se ti dimenticavi di riavvolgere e aprivi la macchina fotografica per togliere il rullino, beh le tue foto erano tutte fottute, tutte irrimediabilmente perdute, come riformattare la memory card, buttarla nel cesso e tirare l'acqua, perchè le nostre pellicole non erano "riscrivibili".

il rullino (a destra) con la linguetta che si infila nel rocchetto (a sinistra)

Finite le foto e "riavvolto" il rullino con l'apposito "manettino" si doveva "aprire" la macchina fotografica possibilmente non in pieno sole (in estate, al mare, i migliori tra noi andavano in apnea sotto il telo o "dentro" il borsone), trasferire il rullino nell'apposito barattolino di plastica nera ed eventualmente ricaricare la macchina fotografica con un nuovo rullino, per essere pronti a cogliere nuove inquadrature. Ricaricare significava, sempre nella penombra del borsone, agganciare la "linguetta" della nuova pellicola nell'apposito "recettore" del rocchetto, chiudere la macchina fotografica e fare due foto a vuoto; se la pellicola si sganciava (e non te ne accorgevi) allora (disastro !) facevi le tue foto, ti stupivi perchè arrivavi a 38, 39 ... 40 ! Poi per sicurezza riavvolgevi e ... in un giro e mezzo avevi riavvolto (si sentiva il "flock !" della linguetta che rientrava nel rullino); un giro e mezzo invece dei soliti 10 15 poteva significare solo una cosa: linguetta sganciata fin dall'inizio, mai fatta alcuna foto, altro che 40. E in più il rullino senza la linguetta fuori non era più riutilizzabile. Insomma, una domenica rovinata.

Il rullino (correttamente impressionato) andava poi consegnato in negozio, specificando il formato di stampa per tutte le foto, sì, tutte e 36 o 20 o 12, anche quelle venute male, sfuocate, mosse, troppo chiare o troppo scure, tutte, così la prossima volta stavi più attento e facevi meno esperimenti.

Dopo tot giorni andavi a prendere le foto in negozio, e ti davano anche i "negativi" cioè la tua pellicola tagliata in strisce da 6 fotogrammi, dove i toni erano "invertiti", ciò che nella foto stampata era nero nella pellicola era trasparente e ciò che nella foto era bianco nella pellicola era nero opaco e tutte le sfumature intermedie ... beh, insomma, avete capito. La stampa delle foto non era a buon mercato e soprattutto non era selettiva, personalizzata: ti stampavano tutto, ma proprio tutto, i più disonesti anche i primi due scatti a vuoto se non erano proprio completamente vuote. Poi se volevi potevi farti ristampare le foto che preferivi, magari ingrandite, riconsegnando il negativo e indicando i fotogrammi desiderati.

L'hobby della fotografia (1)

Da ragazzo avevo l'hobby della fotografia; oggi pensavo: e se mio figlio e/o mia figlia ce l'avessero anche loro, questo hobby ... come sarebbe diverso adesso !

Oggi, con le macchine digitali, scatti, trasferisci sul computer, ritocchi e ... non stampi neanche: la metti su Internet e la vedono tutti, in meno di un minuto con una spesa di ZERO lire. In una schedina grande come un'unghia c'è posto per centinaia di foto e poi la cancelli e riutilizzi (quasi) all'infinito. Per cui scatti, scatti ...

eccola qua la mia buona vecchia reflex !

Cercavamo un hobby, sui 14 - 15 anni, perchè ... non andavamo al bar, lì si cresceva troppo in fretta, donne e motori, bisognava andare a lavorare presto per avere i soldi necessari; non andavamo (quasi mai) in piazza, o a fare le "vasche" in via Diaz, lì non si cresceva mai, donne e vestiti firmati, bisognava essere figli di papà per avere i soldi necessari. Insomma la noia era tra noi, come una ruggine che bisogna grattarsi via.


Cercavamo un hobby tecnico/scientifico, basato su solidi metodi, niente robe spiritiche, ma che non finisse lì, come quelli che si sfidavano a colpi di "io c'ho un carburatore del 16" / "io ho sbassato la testa di 7 decimi"; insomma ci voleva un hobby con cui ... esprimere quello che avevamo dentro !

Un signor carburatore

La fotografia non era un hobby diffuso tra quelli della nostra età: ci volevano dei bei soldi, sia per l'attrezzatura che per i materiali di consumo. Insomma questo hobby normalmente ce l'avevano quelli che andavano già a lavorare e non capivano un granchè di musica, per cui non trovavano divertente passare il tempo ad ascoltare i fruscii sempre più inudibili dell'HiFi sempre più esoterico (e costoso).


Insomma credevamo di essere i primi ! Per cui procedemmo. Ne parlai con Alessando, la mente tecnico scientifica del gruppo: lui era certamente interessato e in futuro avrebbe forse potuto mettere a disposizione per brevi periodi la macchina fotografica del padre, forse (erano anni che aspettavamo la radio trasmittente FM di suo padre radioamatore per fare le prime prove di radio libera, ma forse stavolta si sarebbe riscattato). Ne parlai con Andrea, l'avanguardia culturale del gruppo. Ci aveva già pensato, ma non credeva che la cosa potesse interessarci per cui non ce ne aveva ancora parlato ma ... insomma luce verde anche da lui. Ne parlai con Franco e gli dissi che a maggioranza il gruppo aveva democraticamente deciso di occuparsi di fotografia, per cui serviva lo sgabuzzino di casa sua per le prime prove, che andasse in avanscoperta da sua mamma, notoriamente la più disponibile.

Un pomeriggio, raccolti miei poveri risparmi, mi recai in edicola per l'apertura ufficiale della stagione: urgeva appropriarsi di un mensile per cominciare a capire. "Progresso fotografico" aveva un numero monografico sull'allestimento della camera oscura: era il "segno" che aspettavo. Snobbai "Tutti fotografi", generalista, non incisivo, e "Photo", elitario (ma con delle belle donne nude). Mi chiusi in camera e assorbii l'assorbile. Uscii con un piano minimalista (poca spesa - molta resa) che proposi al gruppo.
(segue)

YAB ! (yet another blog)

Ma sì, un altro blog, e che non abbia a che fare con le barche, per raccogliere un po' di idee intanto che il tempo passa.

deltaT := t1 - t0; // il tempo passa ...

Prima idea: raccolta firme + fiaccolata per il ripristino del feudalesimo in Tibet. Ma per piacere !

Non ce l'ho con i monaci, ma con le priorità ... genocidio culturale ... qua sappiamo bene di che si tratta: prima dell'avvento delle TV private vi sareste immaginati speciali multipuntata sui delitti più atroci, con tanto di plastici 3D, a processo ancora aperto, col dibattito a colpi di insulti tra innocentisti e colpevolisti ? Certi giorni non si parla d'altro. Che belle trasmissioni formative ! Ci starebbero bene gli spot pubblicitari dei fornitori di porte blindate prima e quelli di fucili a pompa e ansiolitici dopo, tipo AD Sense di Google.

Prima del Tibet c'è il G8, per dirne uno. Ok, basta, adesso è il caso che mi rimetta a macinare un po' di codice, che la fine del mese si avvicina, e il collaudo incombe minaccioso.

Ciao !

P.S. ricordarsi di testare http://www.imageshack.us/ e http://www.songza.com/
P.S.2 ho testato: imageshack funziona, vedi sopra, ma è di un lento ... su songza non c'è ancora molto, mi sembra, però un domani ... peer promotion, altro che discografici. E poi ho imparato anche a embeddare youtube (è un ctrl-C ctrl-V !).





altro video embeddato:

EepyBird's Sticky Note experiment from Eepybird on Vimeo.