22 gen 2011

Tutto il potere ai ragazzini

Oggi è l'anniversario della nascita (non si può dire compleanno, eh ?) di Antonio Gramsci.

Leggevo l'articolo di Rampini (la Repubblica) sul cambio al vertice di Google: Schmidt (55yo) lascia il posto di CEO a Page (38yo), uno dei fondatori, mentre l'altro, Brin (37yo) si focalizzerà sullo sviluppo "social"; i tre hanno detto che era ora di velocizzare i tempi di reazione di Google.

Più avanti Rampini parla di capitalismo vero, quello che crea sviluppo, e racconta di come Zuckerberg (26yo), fondatore di Facebook, abbia di recente coperto di m&rda la Goldman Sachs, colpevole di aver messo in piedi una operazione finanziaria ambigua e opaca (e probabilmente fuori legge) riguardo la precollocazione di un miliardo e mezzo di azioni FB.

Google occupava 19835 persone il 31/12/2009, mondo intero. Magari adesso saranno un po' di più. Facebook meno di 2000. La nostra FIAT ne ha 190mila, di occupati, cioè 10 volte Google.

Tre ordini di grandezza (190k, 19k e 1.9k), con la più piccola (FB) che sale come un tappo di spumante e la più grande (FIAT) che galleggia (si fa per dire) come un ferro da stiro, mentre Google cerca nuovi modi per adattarsi e continuare a crescere.

Il ruolo della forza lavoro, nel terziario avanzato e nel manifatturiero sembrerebbe quanto di più diverso possa esserci: stimolati ad essere creativi ed orientati all'autogestione agile, i primi, umiliati da un taylorismo ottuso e decimati dall'automazione industriale, i secondi. Potrà durare ?

Interessante articolo sulle migliori aziende nel mondo in tema di "supporto" ai dipendenti: http://www.repubblica.it/economia/2011/01/24/news/classifica_fortune_100-11555951/

La Toyota ha da tempo sviluppato un metodo per coinvolgere tutti i dipendenti nel miglioramento continuo dell'azienda: è il kaizen. In America e in Germania i lavoratori (certo non tutti) sono concretamente coivolti in quanto azionisti attraverso il sindacato.

A me sembra che la tecnologia stia rendendo possibili forme di cambiamento che prima non erano praticamente realizzabili; la velocità di circolazione delle informazioni, la possibilità di aggregare e rielaborare questi dati è tale che si possono immaginare e attuare meccanismi di adattamento capaci di spremere valore da situazioni finora ingessate. Lì i ragazzini ci sguazzano, giustamente.

13 gen 2011

Strani giorni ...



E l'operazione nostalgia non è finita ! Trascrivo qui, una mail a una trasmissione radio di qualche tempo fa:
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Ciao a tutti.
Prima della domanda vorrei condividere un ricordo:


1972, Liceo Classico Dante Alighieri di Ravenna, assemblea di Istituto, ospite straordinario il segretario nazionale della FGCI, di passaggio in città.


Io avevo 14 anni ed ero al primo anno (IV ginnasio); venivo da una scuola media BELLA, piena di sperimentazioni, di prof  motivati e aperti, leggevamo il quotidiano in aula; insomma si stava bene.


Al classico i prof erano DISTANTI, le cose che insegnavano erano distantissime e i compagni di scuola ... di un altro pianeta, a partire dai vestiti. Insomma uno schifo di solitudine, un senso di inutilità da non capirci più niente.


Alle assemblee ci andavamo in pochi (era "disdicevole" !), ma almeno lì non mi sentivo spaesato; c'era gente come me, con la smania di fare qualcosa di nostro, ma cosa?


Il segretario nazionale si presentò e fece un discorso che adesso non ricordo bene, un bel discorso: faceva venire rabbia e fretta e però diceva di essere lucidi e organizzati, un discorso breve che concluse dicendo "adesso voglio sentire voi, e non quelli che parlano sempre, aspetta Laura e anche tu Fabrizio, sentiamo prima gli altri, i nuovi".


Scese il silenzio e salì il brusio nella nostra minuscola palestra; io prendevo il fiato, cercavo di pensare in fretta ma ... non successe niente per un bel po'; allora il segretario nazionale diede la parola ai soliti; alla fine non fece conclusioni, salutò abbastanza freddamente e ci avviammo fuori. 


Quando mi passò vicino presi il coraggio e mi buttai; "Massimo !" Lui si voltò e io in fretta e furia, mangiandomi le parole, gli dissi che lì a scuola si stava male, perchè quello che succedeva nel mondo restava sempre fuori; i prof. dicevano che non era ancora STORIA, non era possibile occuparsene con la necessaria obiettività, ma cazzo stava succedendo adesso, stava succedendo a noi !


Il segretario nazionale mi guardò con infastidito interesse, dicendo: "ma allora c'era qualcosa da dire, qui. Perchè non l'hai detto in ASSEMBLEA ?" E io risposi: "Beh insomma, cioè, ma tu cosa ne pensi, cosa dobbiamo fare con 'sti prof?" e lui, duro: "Quello che penso lo tengo per me".


Ci rimasi secco, con un punto interrogativo disegnato in faccia. Così lui si sentì in dovere di chiosare "se ti rispondo qui, adesso, non è POLITICO, sono chiacchiere tra noi, non serve a niente, non si cambiano le cose". "Ma serve a me ..." mormorai. "Appunto. E gli altri ? " E se ne andò.


Lì per lì l'avrei mandato ... a stendere, però ... in effetti ... il ragionamento era ... intelligente. 


"La libertà non è star sopra un albero", cantava Gaber, e noi abbiamo messo su la coop Radio Città a Ravenna; la paura di parlare in pubblico mi è un po' passata e la voglia di fare delle cose insieme non se n'è più andata.


Domanda per Massimo: gli strumenti tecnologici della partecipazione da quel 72 sono aumentati esponenzialmente, ma altrettanto ha fatto la sensazione di distanza tra "we, the people" e il potere. Quello che fate da Vespa o da Mentana, non sono anche quelle chiacchiere tra noi, che non servono a niente, che non cambiano le cose ? Si può fare un partito OPEN-SOURCE e lavorarci dentro tutti ? Comunque grazie per quella dritta, molto utile per quanto antipatica, di 36 anni fa: non l'ho più dimenticata.


Ciao !
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Indovinare chi era Massimo è facile, ma allora chi era Fabrizio ? E Laura ? Ah, dimenticavo: non mi ha mica risposto neanche stavolta ...