31 gen 2013

Idea per un libriccino


Come riprendere a fumare

in pochi semplici passi

avendo i soldi per farlo


Prefazione dell'autore

Non sto fumando, in questo momento. L'ultima sigaretta l'ho spenta il 20 giugno del 2006. Son contento d'aver smesso. So che posso riprendere quando voglio, anzi ho deciso che riprenderò a fumare durante il mio ultimo anno di vita; quindi adesso è un po' prestino, credo. Spero !

Sento dire da molti che vogliono smettere. Di fumare. Di drogarsi. Di scommettere. Di bere. Di dipendere da qualcosa o da qualcuno. Di perdere. E non ce la fanno. Ci ricascano: il vizio non li lascia andare.

Forse è questione di organizzarsi, non è solo un problema di volontà. Dice il grande generale Sun Tzu nella sua opera L'arte della guerra che bisogna studiare bene l'avversario e poi colpirlo nelle sue debolezze, lasciandogli un'unica via di scampo. Dov'è debole, il vizio ? Pensiamoci un attimo. Dov'è che il vizio è più indifeso, disorganizzato, depresso e sul punto di cedere ? Ma nella sua stessa vittima ! Nel fumatore, nell'alcolizzato, nel drogato stesso. Penso davvero che più ci si sente sconfitti, schiacciati e annichiliti dal proprio vizio, tanto più si è vicini alla libertà. Insomma bisogna schifare la morte, cioè il vizio, che ci lasci perdere. Andare disarmati, all'ultima battaglia; è coraggio ed astuzia, più che cieca volontà. E che via di scampo gli lasciamo, al vizio ? La via di andare affanculo. E restarci.

Le menti più acute nel campo della psichiatria e della farmacologia hanno investito intere vite di studio e di sperimentazione nella lotta alla dipendenza. Chi sono io per parlarne. Infatti. Ne voglio solo scrivere qualche pagina, per me più che per gli altri, per rivivere fatti notevoli. Se poi qualcuno ci trova del buono e riesce a farsi qualche anno da "indipendente" grazie ANCHE a questi ragionamenti ... bene ! Un problema in meno. Allora partiamo.

Inizio a scrivere queste pagine la sera del 2 maggio del 2012, terzo anniversario della morte del mio papà; lui se ne è andato che aveva quasi compiuto 77 anni; era a Milano, al Monzino, problemi di cuore, una lunga vita da grande fumatore alle spalle, da grande mangiatore, un insaziabile appetito e una insaziabile curiosità a spingerlo, anche quando non aveva fiato per più di tre parole in fila: in - qualche - modo ... me - la - caverò ... vedrai - che - roba. Mi manca, cazzo se mi manca. Il lutto, lo strazio di una assenza che non avrà termine, l'irrimediabilità di una separazione de-fi-ni-ti-va, quanto più sentirai il peso insostenibile di una morte a te così vicina, tanto più sarai vivo.


Introduzione

Si può dire che ho sempre fumato. Il primo pacchetto l'ho comprato a 18 anni, d'estate; lavoravo al campeggio Camping Coop 3 di Punta Marina, qua a Ravenna, come l'anno prima, ma stavolta mi era toccato il negozio di alimentari, due palle ... così la ziga era una scusa per starmene fuori all'aria aperta nel retro, ogni paio d'ore, e lumare le pupe che passavano. A metà Luglio ho mollato per andare a fare il muratore fino a ferragosto; lì ho imparato a fumare senza mani, con la testa inclinata da un lato e un occhio lacrimoso inesorabilmente centrato dal filo di fumo, mentre scazzuolavo e smartellavo con studiata noncuranza. Era già meno piacevole. Poi le scuole hanno riaperto ed è arrivato l'inverno. Non mi accorgevo più di fumare. Mi accorgevo di NON fumare. In aula la noia cresceva e così la voglia di una ziga. Poi durante la ricreazione fumavo nei cessi, sovrappensiero, senza accorgermene. Fanculo.

Le prime sigarette, quando stai ancora imparando a fumare, hanno un sapore stupendo. Un sapore ! L'odore ce l'hanno da spente, ma il sapore, il sapore ! Quando riesci a succhiare con la necessaria lentezza e progressività, senza arroventare troppo la brace, lavorando solo di bocca, senti la nuvola calda e umida che ti rotola lungo la lingua, fino alla gola che è ancora chiusa e aspetta che tutte le papille gustative si ergano nella nebbia ad inebriarsi di questo sapore nuovo, che cambia, si arrotola, si inspessisce e poi accenni appena ad un abbozzo di respiro e il fumo scorre veloce tra le mucose, casca giù e sembra che esploda nella trachea, un lampo e sei ad un millimetro dal tossire e allora chiudi gli occhi ed espiri un po', poi di nuovo provi ad aspirare, ma ormai è tardi, l'onda buona è passata, meglio soffiarlo fuori, ad occhi aperti, com'è diverso questo fumo vissuto, marrone e rado, una foschia stanca, com'è diverso da quello che sgorga dalla brace, azzurrino e compatto, una lama tagliente. Sei come ipnotizzato dalla spirale danzante di questo filo, ti gira un po' la testa, ma raddrizzi le tue due dita tremanti, non ancora gialle di nicotina, e ti butti a dare un altro tiro. E un altro, e un altro.

Le prime si fumano in compagnia. Si studia. Si sperimenta, ci si confronta. Si gioca a fare i grandi. Sono le sigarette più belle che fumerai nella tua vita. Goditele. Non ce ne saranno mai più di così intense e al tempo stesso delicate; tu non sarai più così attento, sensibile, riconoscente e felice di fumare. Insieme agli altri adepti  si provavano varie marche, col filtro, senza filtro, americane, francesi ! Oh le francesi, che lavoro ! Pesissime, saporose, inconfondibili, le uniche ziga veramente faticose ! Le Celtique grosse module, un pacchetto durava un mese, non le voleva finire nessuno. Le Gitanes papier mais "ti sei pisciato in tasca" ! Sì, perché la cartina era ... giallina. Le Gauloises, quelle avevano per noi provinciali il sapore aspro del maggio rivoluzionario, i lacrimogeni non sapevamo cosa fossero e di cosa sapessero.

E insomma l'apprendista fumatore va avanti curioso ed attento, sempre in cerca, poi ad un certo punto si imbolsisce, mette le pantofole e diventa pigro: per un po' ruota solo su due o tre marche e poi inesorabilmente si ferma: nel mio caso Marlboro morbide, rosse, ça va sans dire ! Il tabaccaio te le mette sul bancone prima che tu apra bocca. Quando compri il pacchetto per te, solo per te, allora hai finito di cominciare. Hai imparato abbastanza. La ziga non ti ama più, qualcosa si è rotto in quella favolosa storia d'amore. Dov'è la ziga che ho tanto amato ? Andata, perché adesso fumi distrattamente, che non è poi sta gran cosa fumare, non sa praticamente di un cazzo, sta ziga, però fumi, sempre. Smetto quando voglio, come no, ma poi perché smettere ? La ziga adesso è una parte di te, giovane, e come direbbe Grande Capo nel Nido del Cuculo, "ti sta fumando lei", ogni santo giorno che dio manda in terra.

FINE PRIMA PARTE ... (e adesso come vado avanti ? Quasi quasi mi accendo una ... )

14 gen 2013

Addio Aaron

Aaron Swartz si è suicidato pochi giorni fa. Aveva 26 anni.

Repubblica.itL'addio di Tim Berners-Lee. Arriva anche il saluto del papà del World Wide Web, Tim Berners-Lee. Il "Sir" della Rete scrive su Twitter: "Addio Aaron. Viaggiatori del mondo, abbiamo perso uno dei nostri saggi. Attivisti digitali, siamo uno in meno. Genitori del mondo, abbiamo perso un figlio. Lasciateci piangere". E i retweet sono migliaia. Compreso il mio. Ecco il suo manifesto, tradotto spontaneamente in italiano su un google doc:


L'informazione è potere. Ma come ogni tipo di potere, ci sono quelli che se ne vogliono impadronire. L'intero patrimonio scientifico e culturale, pubblicato nel corso dei secoli in libri e riviste, è sempre più digitalizzato e tenuto sotto chiave da una manciata di società private. Vuoi leggere le riviste che ospitano i più famosi risultati scientifici? Dovrai pagare enormi somme ad editori come Reed Elsevier.

C’è chi lotta per cambiare tutto questo. Il movimento Open Access ha combattuto valorosamente perché gli scienziati non cedano i loro diritti d'autore e che invece il loro lavoro sia pubblicato su Internet, a condizioni che consentano l’accesso a tutti. Ma anche nella migliore delle ipotesi, il loro lavoro varrà solo per le cose pubblicate in futuro. Tutto ciò che è stato pubblicato fino ad oggi sarà perduto.

Questo è un prezzo troppo alto da pagare. Costringere i ricercatori a pagare per leggere il lavoro dei loro colleghi? Scansionare intere biblioteche, ma consentire solo alla gente che lavora per Google di leggerne i libri? Fornire articoli scientifici alle università d’élite del Primo Mondo, ma non ai bambini del Sud del Mondo? Tutto ciò è oltraggioso ed inaccettabile.

"Sono d'accordo," dicono in molti, "ma cosa possiamo fare? Le società detengono i diritti d'autore, guadagnano enormi somme di denaro facendo pagare l'accesso, ed è tutto perfettamente legale — non c'è niente che possiamo fare per fermarli". Ma qualcosa che possiamo fare c'è, qualcosa che è già stato fatto: possiamo contrattaccare.

Tutti voi, che avete accesso a queste risorse, studenti, bibliotecari o scienziati, avete ricevuto un privilegio: potete nutrirvi al banchetto della conoscenza mentre il resto del mondo rimane chiuso fuori. Ma non dovete — anzi, moralmente, non potete — conservare questo privilegio solo per voi, avete il dovere di condividerlo con il mondo. Avete il dovere di scambiare le password con i colleghi e scaricare gli articoli per gli amici.

Tutti voi che siete stati chiusi fuori non starete a guardare, nel frattempo. Vi intrufolerete attraverso i buchi, scavalcherete le recinzioni, e libererete le informazioni che gli editori hanno chiuso e le condividerete con i vostri amici.

Ma tutte queste azioni sono condotte nella clandestinità oscura e nascosta. Sono chiamate “furto” o “pirateria”, come se condividere conoscenza fosse l'equivalente morale di saccheggiare una nave ed assassinarne l’equipaggio, ma condividere non è immorale — è un imperativo morale. Solo chi fosse accecato dall'avidità rifiuterebbe di concedere una copia ad un amico.

E le grandi multinazionali, ovviamente, sono accecate dall'avidità. Le stesse leggi a cui sono sottoposte richiedono che siano accecate dall’avidità — se così non fosse i loro azionisti si rivolterebbero. E i politici, corrotti dalle grandi aziende, le supportano approvando leggi che danno loro il potere esclusivo di decidere chi può fare copie.

Non c'è giustizia nel rispettare leggi ingiuste. È tempo di uscire allo scoperto e, nella grande tradizione della disobbedienza civile, dichiarare la nostra opposizione a questo furto privato della cultura pubblica.

Dobbiamo acquisire le informazioni, ovunque siano archiviate, farne copie e condividerle con il mondo. Dobbiamo prendere ciò che è fuori dal diritto d'autore e caricarlo su Internet Archive. Dobbiamo acquistare banche dati segrete e metterle sul web. Dobbiamo scaricare riviste scientifiche e caricarle sulle reti di condivisione. Dobbiamo lottare per la Guerrilla Open Access.

Se in tutto il mondo saremo in numero sufficiente, non solo manderemo un forte messaggio contro la privatizzazione della conoscenza, ma la renderemo un ricordo del passato.

Vuoi essere dei nostri?

Aaron Swartz
Luglio 2008, Eremo, Italia





La vita va avanti.