12 apr 2008

L'hobby della fotografia (4)

Foto-grafia, scrivere con la luce, la LUCE ! Come spesso capita nelle misteriose cose della vita, per arrivare a una cosa, te ne devi andare da tutt'altra parte, e infatti ci avviammo nel buio più BUIO !

Dentro lo sgabuzzino, con una coperta scura buttata per terra ad intercettare gli spifferi di luce che arrivavano da sotto la porta, eravamo solo io e Franco, Alex all'ultimo momento non aveva potuto e noi non si poteva più rimandare, il destino premeva per compiersi.

Un caricatore Instamatic

Andò tutto bene, salvo l'apertura della pellicola Instamatic che si rivelò più ardua del previsto: alla fine il contenitore di plastica cedette sotto i colpi di un martello e - credetemi - non è facile martellare al buio. Caricata la Paterson riaccendemmo la luce e ci portammo nel bagno per dar luogo allo sviluppo: avevamo una brocca di plastica graduata, ci versammo l'acido concentrato, misurandolo nel tappo del suo flacone come da istruzioni, aggiungemmo l'acqua a 20°C (avevo comprato anche il termometro), miscelammo accuratamente, prendemmo nota dell'orario e ... versammo nella Paterson. Tappata, fu agitata rovesciandola ripetutamente per 30 secondi, poi trenta secondi di calma e ancora cinque secondi di agitazione ogni minuto. Nel frattempo preparammo il fissaggio dopo aver sciacquato la brocca. Dopo ... non ricordo più quanti minuti, togliemmo il tappo dalla Paterson e versammo il contenuto nel lavandino, poi acqua corrente per un minuto poi dentro il fissaggio; soliti 30 secondi iniziali di agitazione e poi 5 ogni minuto.


La tensione cresceva.

Finito il fissaggio, via il tappo, via il fissaggio e dentro acqua corrente per un minuto; adesso si poteva aprire, ci voleva ancora una mezzoretta di lavaggio in acqua ma si poteva già aprire senza che la luce potesse più alterare la pellicola: il suo destino, quale che fosse, si era compiuto !

Svitammo il coperchio e togliemmo la spirale.

Sì ! Non c'era più quella gelatina grigiastra, c'era una bella pellicola traslucida, non si vedeva bene cosa raffigurasse perchè era ancora arrotolata nella spirale, ma sembrava proprio in tutto e per tutto uguale a quella che ti consegnava il fotografo insieme alle stampe. La nostra prima pellicola, quella che non si scorda mai. Dopo parecchi minuti a bagno nell'acqua, aprii la spirale e presi la pellicola per un'estremità, la lasciai svolgere e poi la feci passare tra l'indice e il medio dell'altra mano, in modo da tergerla da tutte le goccie d'acqua. Ed eccole lì le nostre foto, poco più grandi di un'unghia e con i toni tutti sbagliati, al negativo, appunto. Ce la rimirammo a lungo, un'estremità a testa, litigando e dandoci qualche testata quando convergevamo al centro, la guardavamo contro le lampadine dello specchio ... ce l'avevamo fatta. Anche la mamma di Franco venne a vedere e sorrise compiaciuta, ma noi eravamo già cupamente concentrati di fronte al prossimo obiettivo: la stampa a contatto.
(seguirà)

Nessun commento: