17 lug 2013

Dario begins

Copio qui una cosa scritta tempo fa ad una amica via facebook, che non vada perso; come se ci fosse da fidarsi più di Page & Brin che di Zuckerberg ... mi perdonerà Dario per la sua privacy strapazzata, ma in fondo va in giro con una cicatrice che neanche i pirati dei Caraibi ce l'hanno ;-)

Mio figlio Dario è nato con una "ernia diaframmatica" che sarebbe un buchino nel diaframma tra i polmoni e il resto della pancia. Di solito se ne accorgono subito, i dottori, perché il neonato fatica a respirare. Ma invece Dario è stato bene fin sui tre mesi. Poi sempre peggio, tosse, diarrea, non cresceva più, anzi calava ! Alla fine, con una radiografia si è capito il problema. Ed era un problema grosso: l'intestino era andato su per il buchino del diaframma e si era messo attorno ad un polmone e il cuore si era spostato a destra, insomma era tutto incasinato, povero Dario. E allora via a Bologna per l'operazione, solo che appena arrivato in ospedale si è preso un febbrone e una gran diarrea e avevano paura che non reggesse l'operazione così ammalato. E' passato più di un mese e lui stava sempre peggio, sempre più magro e sempre più gonfio nel torace, ma teneva botta e rideva ancora ogni tanto. Io andavo su e giù da Ravenna, tutti i giorni, mia moglie dormiva in ospedale la notte e io le davo il cambio la mattina così lei si riposava in albergo. Eravamo in 4 famiglie in quella stanza d'ospedale e abbiamo conosciuto dei genitori veramente forti, allo stesso tempo disperati e coraggiosi. Ci son passate tante fisime, in quel periodo, la vita era diventata semplicissima: Dario doveva vivere ! Punto. Mi sentivo come un animale che protegge il suo cucciolo ferito. Finalmente l'hanno operato e ... ce l'ha fatta. 2 settimane di rianimazione ma ce l'ha fatta. Ho fatto io la notte prima dell'operazione e ho tenuto per mano il mio piccolino per tutto il tempo. Non pensavo a niente, se non che gli tenevo la mia zampona vicina e ringhiavo come un lupo a tutti i pericoli e le sfighe che provavano ad avvicinarsi. La mattina mia moglie l'ha tenuto in braccio sempre, mentre aspettavamo che l'infermiera lo venisse a prendere. Quando è arrivata ci ha spiegato come sarebbero andate le cose, i tempi previsti, e poi ha teso le braccia verso Dario per prenderlo. E Marina d'istinto si è girata da una parte per non darglielo. Un attimo solo, un gesto impercettibile, ma di una forza ... Poi glielo ha dato. Lui ci ha guardato perplesso da sopra la spalla dell'infermiera mentre andavano via. Non piangeva. E neanche noi. Per un po'. Quella volta ho sentito una tale botta d'amore per mia moglie, per quel suo gesto così spontaneo, così sincero ... eravamo rimasti nudi come due animali, nei nostri sentimenti.

I medici l'hanno aggiustato ben bene, Dario; 7 ore di intervento, mi sembra; dopo ci han detto che era proprio al limite, l'intestino si stava atrofizzando così strozzato ! Ma l'hanno smontato e rimontato come si deve e si è subito "ossigenato". E intanto che c'erano gli han tolto l'appendice, che se no ritrovarla se si infiammava sarebbe stata dura ! Che storia, oh !

In rianimazione per dei giorni è stato incosciente; era stato "curarizzato", cioè paralizzato apposta perché non tirasse i muscoli della pancia, se no si poteva "scucire". Era pieno di tubi, per respirare, per nutrirsi, per ricevere le medicine ... noi lo potevamo vedere mezzora al giorno, un quarto d'ora a testa, io e Marina. Lì con lui c'erano dei prematuri che stavano nel palmo di una mano. Era il ciglio della vita, quel posto. Poi pian pianino Dario si è svegliato. Ma gli si incrociavano gli occhi all'inizio. Era stanchissimo. E penso anche incazzato perché lo avevamo abbandonato lì per tutto quel tempo. Non potrò mai dimenticare il giorno che gli ho portato la sua sveglia / coniglio di plastica gialla. L'ho fatta suonare e lui l'ha riconosciuta e finalmente ha sorriso. Ha teso le manine per prenderla e ha sorriso con gli occhi, che in bocca aveva i tubi e non si capiva. Che forza quel sorriso ! E che forza qual bambino. Volevo ruggire.

Poi un giorno gli hanno staccato anche l'ultimo tubicino e allora l'ho preso in braccio e abbiamo ballato e piroettato per un bel po'. Siam tornati a casa che aveva compiuto sette mesi. Con Marina diciamo che quello è stato il nostro Vietnam e siamo stati davvero fortunati a tornare indietro tutti e tre vivi e più forti di prima. Son stati in tutto due mesi o poco più, per noi; poi penso a chi c'è stato davvero, in Vietnam, o a chi ci ha lasciato un figlio, al Sant'Orsola - Gozzadini di Bologna, uno l'abbiamo conosciuto, e allora mi do dello stronzo. Comunque quei due mesi han proprio un sacco di colori, e di odori, nei nostri ricordi.

A proposito di Vietnam, nel weekend ho letto Asce di guerra, di Wu MIng e Vitaliano Ravagli; eccolo: http://www.wumingfoundation.com/gallery/ascediguerra.htm
Ragazzi ... l'ho scaricato e divorato; adesso leggo 54. Per ringraziare ho comprato l'eBook. 

Nessun commento: